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Quando la psicoterapia sposa l'ironia: le differenze tra gli approcci

Aggiornamento: 3 mar 2020

<<Un uomo soffre di encopresi (in lingua corrente: se la fa addosso). Va dal medico il quale dopo averlo visitato e avergli posto alcune domande non trova nessun motivo fisico che giustifichi il suo problema, e allora gli consiglia di rivolgersi a un terapeuta.


¬ Primo finale, in cui il terapeuta consultato è uno psicoanalista ortodosso.

Cinque anni dopo, l’uomo incontra un amico.

“Ciao! Come va la terapia?”

“Fantastica! Risponde l’uomo euforico.

“Non te la fai più addosso?”

“Beh, me la faccio ancora addosso, ma ora so il perché”.


¬ Secondo finale, in cui il terapeuta consultato è un comportamentista.

Cinque giorni dopo, l’uomo incontra un amico.

“Ciao! Come va la terapia?”

“Magnifica! Risponde l’uomo euforico.

“Non te la fai più addosso?”

“Beh, me la faccio ancora addosso, ma adesso uso le mutande di plastica!”.


¬ Terzo finale, in cui il terapeuta consultato è un gestaltista.

Cinque mesi dopo, l’uomo incontra un amico.

“Ciao! Come va la terapia?”

“Meravigliosa! Risponde l’uomo euforico.

“Non te la fai più addosso?”

“Beh, me la faccio ancora addosso, ma non me ne frega più niente!”. >>



J. Bucay - Lascia che ti racconti

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