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Sindrome dell'impostore: ti dice qualcosa?

Aggiornamento: 3 gen 2022

  • Gli altri mi sopravvalutano, mi ritengono molto più brava/o di quello che sono realmente

  • Il mio successo è dovuto solo alla fortuna o a una coincidenza di situazioni favorevoli

  • Prima o poi gli altri si accorgeranno che occupo un ruolo per il quale sono inadatto/a

  • È difficile per me accettare i complimenti o le lodi che ricevo


Ti suonano familiari queste affermazioni? Ti capita di fare uno o più pensieri di questo tipo? Se è così, probabilmente anche tu soffri di quella che è definita sindrome dell'impostore.


IN COSA CONSISTE?

La sindrome dell'impostore è un fenomeno psicologico descritto per la prima volta nel 1978 da due psicologhe: Pauline Clance e Suzanne Imes e, paradossalmente, le persone ad esserne più colpite sono quelle con un livello d'istruzione più elevato o con un alto livello di competenza.


Chi lo vive, sperimenta essenzialmente due vissuti:


  • la sensazione di inadeguatezza e, quindi, di non meritare la considerazione di cui è oggetto

  • la sensazione che da un momento all'altro qualcuno scoprirà questo grande bluff


Troviamo, quindi, da un lato la sensazione di non essere all'altezza, di essere degli imbroglioni che si trovano nel posto sbagliato, di non meritare quello che si ha; mentre, dall'altro lato, l’ansia e il terrore di essere prima o poi smascherati, che qualcuno si renda conto che ciò che abbiamo conquistato e i nostri risultati non siano la conseguenza di competenza, impegno e passione ma solo fortuna o, peggio ancora, finzione.


Se ti ritrovi in quello che hai appena letto, sappi che sei in ottima compagnia: attori come Denzel Washington, Meryl Streep, Jodie Foster e Kate Winslet hanno dichiarato di mettere in dubbio le loro reali capacità e vivono nella convinzione che, prima o poi, qualcuno li smaschererà.


Chi sperimenta la sindrome dell'impostore, tende a minimizzare i risultati raggiunti o, comunque, ad attribuirli a cause esterne (altre persone con cui ha collaborato, la fortuna, il momento storico in cui trova, ecc.). Inoltre, spesso può provare dei sensi di colpa per il traguardo raggiunto, proprio perché pensa di non aver fatto nulla per meritarlo.


QUALI SONO I FATTORI CHE ENTRANO IN GIOCO?

Possiamo individuare quattro fattori principali si alleano e si rinforzano l'un l'altro per regalarci questa sensazione di essere sempre inadatti: ad aprire le danze è il perfezionismo, seguono l'insicurezza, la paura di sbagliare, e l'ansia.

Se il movimento che tendiamo a fare è verso la perfezione, è comprensibile che a farci compagnia per la maggior parte del tempo troveremo l'insicurezza e la paura di sbagliare, insieme ad una forte preoccupazione rispetto a come potranno giudicarci gli altri. Inoltre, viviamo con questo terrore di sbagliare, quello che si attiverà in noi è un controllo maniacale del lavoro che facciamo, che innalzerà i livelli di ansia e stress.


Un aspetto importante che entra in gioco in chi sperimenta la sindrome dell'impostore è la consapevolezza di poter sbagliare in contrapposizione all'idea che le persone da cui è circondata e che ammira siano infallibili. Il punto risiede proprio nel fatto che nessuno è infallibile o perfetto, e che è ovvio uscirne perdenti se immaginiamo che quello con cui ci stiamo confrontando è qualcosa di perfetto.

Tutto questo, come accennavo prima, porta a creare una spirale dalla quale diventa difficile uscire. Il perfezionismo ci porta a non iniziare a fare qualcosa se non siamo assolutamente sicuri di riuscire a farlo nel migliore dei modi; in qualsiasi cosa ci cimentiamo vogliamo e dobbiamo essere sempre i più bravi, i più competenti, i migliori, se questo non accade sentiamo di valere di meno degli altri, pensiamo di essere meno capaci e, quindi, di doverci impegnare ancora e ancora. Questo ci porta ad alzare sempre di più i nostri standard e a porci obiettivi irrealistici o irraggiungibili.


E indovinate un po' cosa succede se ci poniamo obiettivi impossibili da raggiungere?

Che non li raggiungeremo, o per lo meno non nella modalità che ci eravamo prefigurati. Questo genererà quei vissuti di essere incompetenti, di non valere nulla, di non essere capaci, di non essere abbastanza. E da qui, il circolo riparte.

La maggior parte delle volte questi pensieri sono automatici, non ce ne rendiamo conto e diamo per scontato che le cose debbano andare così.


COSA POSSO FARE PER USCIRE DA QUESTO CIRCOLO VIZIOSO?

Esserne consapevoli è il primo passo da fare. Come dicevo prima, se do per scontato che il mio modo di ragionare e vedere le cose sia anche l'unico modo giusto al mondo, non ci sarà modo di cambiare la mia modalità di comportamento.


Dopo essere diventati consapevoli di ciò, ecco dei piccoli suggerimenti che possono farti da guida per iniziare a smantellare i sentimenti di insicurezza e inadeguatezza che provi:


  • Inizia ad accettare i complimenti: quando qualcuno ti fa un complimento limitati a ringraziare e a dire che ti rende felice sapere ciò che l'altro pensa di te e/o del tuo lavoro. Non soffermarti a spiegare tutte le motivazioni per cui "non è merito tuo" o "non è nulla di che".

  • Smetti di confrontarti con gli altri e con gli obiettivi raggiunti dagli altri: non conosci i dettagli delle storie di vita e dei vissuti di tutti gli altri, a volte potresti vedere solo la punta dell'iceberg di qualcosa/qualcuno. L'unico/a con cui puoi confrontarti sei tu stesso/a.

  • Riporta alla tua mente la tua storia, la tua fatica e i tuoi fallimenti: ricordati di tutto il lavoro che hai fatto per arrivare dove sei ora. Fai un salto indietro nel tempo di 10-20-30 anni e fermati ad osservarti. Chi era, cosa facevi, cosa desideravi. Poi guarda la strada che hai percorso e, infine, arriva a vedere chi sei oggi.

  • Affronta i sentimenti connessi a quello che provi quando senti di non essere abbastanza: non bloccare le emozioni o i vissuti che emergono, accoglili. E' normale provare ansia e paura quando lavoriamo per raggiungere qualcosa di importante per noi, l'importante è che questo non ci limiti in quello che facciamo e o di godere dei traguardi che raggiungiamo (piccoli o grandi che siano)

  • Ricordati di guardare agli altri come esseri imperfetti, proprio come lo sei tu: per aiutarti nel fare questo, fai una lista dei pregi e difetti delle persone che ammiri di più, se non riesci a trovare loro dei difetti significa che li stai idealizzando, o perché li conosci poco (magari conosci solo una parte della loro vita) o perché sei più indulgente con loro di quanto non lo sia con te stesso/a

  • Crea una lista dei tuoi successi e traguardi raggiunti: potrai tirarla fuori quando pensi di non essere abbastanza per ricordarti chi sei realmente.

  • Cerca una connessione con gli altri: condividere i propri vissuti con gli altri ci permette di sentirci più leggeri e di scoprire quanto sia comune anche negli altri provare dei vissuti simili ai nostri.

  • Riconosci alla fortuna il giusto ruolo: la fortuna, il caso o le coincidenze possono avere un ruolo nei nostri successi, tuttavia ricorda sempre che l'impatto che hanno sugli obiettivi che raggiungi è marginale. Un altro modo per esprimere il concetto è riportando quello che già Seneca diceva più di 2000 anni fa "La fortuna non esiste. Esiste il momento in cui il talento incontra l'occasione"

  • Concediti la possibilità di sbagliare: finché non accetterai la possibilità di fare degli errori, di ricevere dei rifiuti, di non essere sempre al 100% e di riconoscere che sei un essere umano, quindi imperfetto e fallibile, sarà difficile poter accettare il rischio di metterti realmente in gioco per raggiungere un maggiore benessere.


Se ti va di saperne di più sulla sindrome dell'impostore e sugli effetti che può avere non solo sulla tua vita in generale ma, in maniera più specifica, sul tuo lavoro e sui tuoi guadagni: puoi guardare l'intervento che Casey Brown ha tenuto su TED cliccando qui.


Infine, qui sotto trovi una simpatica storia per accompagnarti nella riscoperta del tuo valore :)


"Un ingegnere fu chiamato a riparare un computer molto grande ed estremamente complesso, un computer del valore di 12 milioni di dollari.


Sedutosi di fronte allo schermo, premuti alcuni tasti, annuì, mormorò qualcosa tra sé e lo spense.


Prese un piccolo cacciavite dalla tasca e girò a metà a una piccola vite. Poi accese di nuovo il computer e scoprì che funzionava perfettamente.


Il presidente della società fu felice e si offrì di pagare il conto sul posto.


- "Quanto le devo?" - chiese


- "In totale mille dollari"


- "Mille dollari?! Mille dollari per un paio di minuti di lavoro?! Mille dollari, semplicemente per aver girato una piccola vite?! Io so che questo super computer costa 12 milioni di dollari, ma... mille dollari è un importo pazzesco! Pagherò solo se mi invia una fattura dettagliata che giustifichi perfettamente questa cifra!"


Il tecnico informatico annuì e se ne andò.


La mattina seguente, il Presidente ricevette la fattura, lesse attentamente, scosse la testa e procedette a pagare, senza indugio.


La fattura riportava:


Servizi offerti:

- Serrare una vite: Dollari 1

- Sapere quale vite serrare: Dollari 999"




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